Comunicazione inclusiva: come migliora il dialogo tra aziende e consumatori
Cos’è la comunicazione inclusiva e perché dovremmo farne tesoro tutti?
Vogliamo rispondere a entrambe le domande dicendo che la comunicazione inclusiva, fedele al principio di inclusività, permette di bypassare differenze e pregiudizi, utilizzando parole che hanno la forza di accogliere ogni persona: senza etichette, senza distinzioni e senza giudizi.
Il mondo, non solo quello della comunicazione e del marketing, può così diventare un posto con meno incomprensioni e, di conseguenza, anche meno violenza.
L’obiettivo è tutt’altro che modesto ma, oggi più che mai, necessario da raggiungere.
Come fare?
A dircelo è il manifesto dell’inclusività di Parole Ostili, il progetto sociale di sensibilizzazione contro la violenza delle parole. Dieci regole, tutte semplici e chiare, che possono essere applicate sempre, quando parliamo e quando scriviamo. Perché le parole contano e, soprattutto, pesano. A volte anche troppo.
Alleggerirle, scegliere quelle giuste ci permette di contattare l’altro con rispetto, qualunque sia la categoria sociale o il genere cui appartiene (o sente di appartenere). Senza muri, accogliendo ogni identità.
Per noi sta in questo il valore etico e sociale della comunicazione inclusiva.
Scegliere una comunicazione inclusiva implica un cambiamento?
Sì, ma senza stravolgimenti linguistici. Le soluzioni ci sono e consistono in perifrasi che ci permettono di aggirare il pericolo di etichettamento, lettere che cancellano le differenze. Per le differenze di genere abbiamo la shwa, la x e persino il numero 3. Tutti da aggiungere alla fine di quelle parole che identificano un genere escludendo l’altro.
La lingua italiana infatti, caratterizzata com’è dal maschile sovraesteso, ha questa necessità.
D’altra parte le lingue sono lo specchio delle società che le usano e adeguarle ai tempi è un’esigenza concreta.
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